“Houston, Houston abbiamo un problema!”
Pochi giorni fa, mentre consegnavo un occhiale, mi è stata posta questa interessante domanda: “Ma l’ansia può influenzare la visione?”.
Mi sono allora tornate alla mente alcune sensazioni, provate nella mia (beata!!!) vita da studente: durante le prove scritte, ricordo di aver sperimentato più volte come, al ridursi del tempo a disposizione, aumentassero, di pari passo, ansia e difficoltà di lettura.
Essendo miope, ho sempre visto bene da vicino, eppure, sotto pressione, mi sono trovato più volte in difficoltà, nonostante inutili tentativi di mitigazione come: variare distanza operativa, spostare gli occhiali, focalizzare altrove e/o riprendere il paragrafo dall’inizio. La correlazione fra ansia e qualità della performance visiva è, quindi,
stretta.
L’ansia, e più in generale ogni stato emotivo intenso, può condizionare l’attività del sistema nervoso autonomo e le funzioni viscerali ad esso collegate.
Possiamo immaginare l’azione del sistema nervoso autonomo, come un’altalena, occupata, agli estremi, da due “simpatici” bambini. Da una parte “Orto”: più reattivo ma meno resistente, dall’altra, il suo amico “Para”: più tranquillo ma molto più tenace.
In situazione di quiete, immaginiamo l’altalena oscillare placida e regolare.
La comparsa dell’ansia o di un altro stimolo emozionale intenso può turbare questa quiete, come farebbe una vespa intenzionata a molestare gli occupanti della nostra altalena.
La comparsa dell’intrusa (Fase 1) metterà, infatti, immediatamente in eccitazione il più reattivo “Orto”. Nel tentativo di scacciarla, finirà per alterare la normale oscillazione dell’altalena fino a farla stazionare maggiormente dalla sua parte (Fase 2).
A livello fisiologico, la predominanza di “Orto”, porta ad un aumento dell’adrenalina nel corpo e ad una generale contrazione. Se limitiamo la nostra indagine a livello oculare, possiamo notarla sia nell’iride: la pupilla si dilata, sia nel corpo ciliare/cristallino: l’accomodazione si rilassa, con conseguente peggioramento della visione da vicino.
A questo punto, però, l’amico “Para”, trovandosi per “aria”, inizierà ad opporre più spinta, per recuperare un moto più equilibrato (Fase 3).
L’azione di “Para” stimolerà la produzione di acetilcolina, antagonista dell’adrenalina e si avrà, come conseguenza, una generale riduzione della contrazione, sia per quanto riguarda l’iride (riduzione pupillare), sia per quanto riguarda il corpo ciliare/cristallino: riattivazione dell’accomodazione positiva e nuova focalizzazione da vicino. A questo punto “Para” dovrebbe riportare l’altalena al suo moto caratteristico e consentire così agli occupanti di recuperare dallo sforzo sostenuto (Fase 4).
Sempre che la vespa se ne sia andata…
Se la situazione d’ansia persiste, infatti, il sistema si bloccherà tra la fase (2) e la fase (3). Senza poter giungere al recupero della fase (4).
La continua azione antagonista di “Orto” e “Para”, finirà infatti per “strozzare” il movimento del corpo ciliare/cristallino rendendo la visione instabile, obbligata a svariate rifocalizzazioni e molto, molto dispendiosa dal punto di vista energetico.
Ci sono persone che per predisposizione (ridotta ampiezza accomodativa, spesso associata ad ampio diametro pupillare) potremmo annoverare in un immaginario “Orto Fans Club”. Costoro, soprattutto se giovani, ansiosi e amanti della lettura, vedranno peggiorare di più la visione, in condizioni di alterazione emotiva. Faticheranno infatti di più di altri ad uscire dalle fasi (1) e (2): quelle in cui “Orto” predomina.
Per costoro il consiglio è di abbandonare, o quanto meno mitigare, gli atteggiamenti ansiogeni (e adrenergici in generale). Sarà di grande aiuto svolgere attività fisica: lo Yoga sarebbe perfetto. Anche la meditazione e la riduzione dell’utilizzo di dispositivi digitali, soprattutto la sera, aiutano.
L’alimentazione è molto importante: bisogna tenere sotto controllo il consumo di cibi ricchi di grassi e carboidrati e aver cura di assumere le vitamine del gruppo B (soprattutto la B12).
I soggetti amanti della lettura membri dell’altrettanto immaginario “Para Fans Club” (coloro cioè che presentano un eccesso accomodativo, associato ad una grande ampiezza accomodativa), possono sperimentare, se in preda all’ansia, fenomeni di lenta rifocalizzazione da lontano, anche dopo brevi applicazioni da vicino.
Costoro, normalmente, sono persone tenaci, ostinate, abitudinarie e/o eccessivamente temerarie. Hanno insomma una tendenza innata a stazionare, oltre il lecito, nella fase (3), dove è “Para” a predominare.
Il consiglio, in questi casi, è di stimolare maggior flessibilità e versatilità comportamentale, introducendo elementi dinamici nell’abitudine visiva. Si potrà, così, facilitare il rilassamento completo dell’accomodazione e il
recupero rapido della focalizzazione da lontano.
Insomma, per concludere: già l’attività ravvicinata è impegnativa, poi se ci si fa prendere anche dall’ansia, allora, davvero: “Houston, Houston, abbiamo un problema!”.
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